FAQ e falsi miti

Alcune domande in tema di dieta chetogenica (e alcuni miti da sfatare)

Sono varie le domande che è giusto porsi nel considerare una dieta di qualunque tipo, incluso quella proteica. Così come molte sono le incorrettezze e i miti da sfatare che circolano su certe controindicazioni ed effetti, talvolta anche da ambienti medici. Chiedere e informarsi è buona cosa, come lo è fare chiarezza su base scientifica. 

Di seguito alcuni comuni punti di domanda inerenti al percorso dietetico che offriamo.

Per qualunque ulteriore dubbio o richiesta di informazioni specifiche, il dottore è sempre disponibile, direttamente attraverso la

NON si avverte fame grazie al processo, assolutamente naturale, che si mette in atto con il piano alimentare proteico. Questo programma è un regime alimentare a basso contenuto calorico, in cui si mantiene una buona quota proteica e si riduce molto il consumo di zuccheri e grassi. In queste condizioni il nostro organismo va a “mangiare” i grassi di riserva. E’ a questo punto che si formano i CORPI CHETONICI, molecole che sono utilizzate da vari organi come combustibile e che hanno la proprietà di eliminare la sensazione di fame e di farci sentire più dinamici.

I preparati utilizzati sono alimenti ad alto contenuto di proteine e basso contenuto di carboidrati e grassi che permettono di effettuare in modo corretto il programma alimentare. Le proteine, estratte dagli alimenti a più alto valore biologico (uova, latte, soia, legumi), mantengono inalterata la massa muscolare, inoltre la componente vitaminico-minerale presente nei prodotti preserva da eventuali carenze. La gamma di preparati che include una vasta scelta di sapori dolci e salati rende i pasti vari e conviviali.

No, la quantità di proteine prevista in un’alimentazione equilibrata va da 0.8 a 1,2 g/Kg/giorno, il quantitativo di proteine utilizzato nel nostro programma è di 1.2 g/Kg/giorno, semplicemente si mantiene la quota proteica e si abbassa quella di carboidrati e grassi. Le alimentazione iperproteiche utilizzano 2 g/Kg/giorno.

No. Le persone in buono stato di salute possono effettuare tranquillamente questo tipo di alimentazione, ma è vivamente consigliato il controllo medico in modo da accertare la mancanza di controindicazioni (es. gravidanza, diabete insulino-dipendente ecc) e sviluppare il programma più adatto in base al tipo di sovrappeso.

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Il programma dietoterapico prevede una prima fase, con l’obiettivo di perdere peso in modo più selettivo possibile sulla massa grassa, proteggendo la massa magra, seguito da una seconda fase di ristrutturazione dell’alimentazione di mantenimento, che dovrà essere equilibrata e in funzione delle peculiarità individuali. Due fasi entrambe indispensabili per mirare a consolidare il risultato raggiunto. Per quanto sia riportata dagli studi di follow up una maggiore tendenza al mantenimento del peso dopo la dietoterapia chetogenica VLCKD, è importante ricordare che non esiste nessun metodo dietetico in grado di assicurare a priori e per sempre il mantenimento del risultato conseguito, senza un adeguato cambiamento delle abitudini alimentari che hanno condotto al sovrappeso e alle relative patologie.

Consumare delle fonti di zuccheri durante le fasi nelle quali non è concesso significa inibire il processo di degradazione dei grassi e quindi rallentare o bloccare temporaneamente la perdita di peso. E’ quindi un evento estremamente sconsigliato soprattutto se non occasionale.

Questo è legato al fatto che l’alimentazione proteica ha il vantaggio di eliminare in netta prevalenza la massa grassa e conservare la massa muscolare. La massa grassa essendo anidra è molto leggera quindi anche se la riduzione in termini di kg non risulta eclatante in realtà si realizzano diminuzioni di volume (quindi di cm) importanti.

Già in premenopausa si può manifestare una maggiore difficoltà nel controllo del peso. Questa condizione non rappresenta affatto un ostacolo per il percorso alimentare proteico che grazie al meccanismo fisiologico che mette in atto riesce a dare maggior impulso al metabolismo e superare eventuali resistenze. QClicca qui per andare alla pagina dedicata.

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Il paziente affetto da diabete di tipo 2 che non presenti complicanze renali associate al suo stato patologico, può trarre notevole giovamento dall’utilizzo di questo programma dietoterapico, come si evince dalla letteratura scientifica attualmente a disposizione. L’utilizzo di preparati a basso contenuto di carboidrati e a basso indice glicemico danno la possibilità di utilizzare un prodotto nutriente, anche a sapore dolce, senza avere impatto sulla glicemia. Il diabetico deve essere sottoposto ad un controllo più accurato soprattutto all’inizio del suo percorso data la possibilità di dover ridurre l’eventuale trattamento farmacologico in atto.

I preparati proteici sono tutti ad alto tenore di proteine e basso contenuto di carboidrati e grassi ma tuttavia possono essere suddivisi in due grandi categorie: chetogenici e non chetogenici. I primi sono quelli da preferire durante le fasi 1, 2 e 3A (tranne diversa indicazione medica) perché con il minimo contenuto di carboidrati e quindi più adatti per l’ingresso in chetosi. Gli altri sono quelli che pur avendo un indice glicemico basso, hanno un contenuto di carboidrati un po’ più alto quindi da preferire nelle fasi di riadattamento alimentare. I preparati chetogenici al di là del sapore dolce o salato sono fra loro nutrizionalmente analoghi.

Il tipo di fase d’inizio e la durata del percorso alimentare sono stabiliti in accordo con il medico sulla base della storia clinica e le necessità di perdita di peso del paziente. Questo garantisce una completa sicurezza nella realizzazione del percorso.

 

La comune ipofunzionalità tiroidea non presenta nessuna controindicazione, anzi rappresenta un’indicazione per correggere l’aumento di peso che può derivarne. Altri tipi di problemi devono essere valutati dal medico.. 

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NO. Una dieta chetogenica ben condotta non solo NON danneggia
il fegato, ma può essere utile a ridurre l’accumulo epatico di grasso. A smentire totalmente il rischio di NAFLD (Non-Alcoholic Fatty Liver Disease) ci sono numerose pubblicazioni scientifiche che dimostrano che diete chetogeniche a basso apporto di glucidi possono essere usate nella fase di preparazione agli interventi di chirurgia bariatrica (chirurgia dell’obesità) proprio allo scopo di “depurare” il fegato dall’accumulo di grasso con il risultato di rendere più semplice ed efficace l’intervento stesso.

NO. La chetosi NON è un processo “tossico” per l’organismo, ma una condizione fisiologica. Lo smaltimento dei corpi chetonici in eccesso mediante i reni avviene fisiologicamente come per qualsiasi altro prodotto del metabolismo delle sostanze nutritive dell’organismo umano, ma non per questo gli elementi chimici presenti nelle urine possono essere considerati automaticamente “tossici”.
NO. Le diete chetogeniche non sono iperproteiche e in ogni caso l’eccesso di assunzione di proteine, assoluto o relativo, è sconsigliato nelle forme più gravi di insufficienza renale preesistente ma non è in grado di indurre danno renale. Le VLCKD, correggendo le complicanze renali del diabete, sono in grado invece di agire positivamente sulla situazione1“Dieta chetogenica a bassissimo contenuto calorico: uno strumento sicuro ed efficace per la perdita di peso nei pazienti con obesità e insufficienza renale lieve”.
NO. Una delle più importanti caratteristiche della dieta chetogenica concerne la sua azione sulla massa grassa. La chetosi, infatti, fa sì che l’organismo sfrutti i grassi a scopo energetico senza aver bisogno di “smontare” le proteine muscolari per generare glucosio, cosa che invece può accadere con una dieta fai da te. Questo significa proprio risparmiare i muscoli.

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