Ovaio policistico: insulina, ormoni e nutrizione La dieta low-carb agisce positivamente sui livelli di insulina e sul riequilibrio ormonale

La sindrome da ovaio policistico, detta PCOS, è una patologia ginecologica-ormonale che colpisce il 5-10% delle donne e rappresenta la principale causa di infertilità nel periodo riproduttivo. Le pazienti affette presentano cisti ovariche, disfunzioni ovulatorie e produzione eccessiva di ormoni androgeni. Da questa condizione di squilibrio, deriva una serie di sintomi, anche piuttosto seri. Tra questi, i più comuni sono:
aumento del tessuto adiposo, irregolarità nelle mestruazioni (fino alla totale assenza di ciclo, la c.d. amenorrea), infertilità, acne, eccesso di peli sul viso e sul corpo in zone tipicamente maschili.
Poiché la PCOS si accompagna spesso anche a iperinsulinemia, i piani alimentari che portano a calo del peso riducendo l’insulina nel sangue contribuiscono a migliorare la funzione ovarica e stimolare l’ovulazione, mentre una dieta ricca di carboidrati potrebbe esacerbare sia l’iperandrogenismo (eccesso di ormoni maschili), sia la resistenza insulinica, rinforzando la manifestazione della sindrome.

La dieta chetogenica abbassa il livello di insulina, migliorando i conseguenti squilibri ormonali.
Per affrontare alti livelli di insulina nel sangue è consigliata una dieta nella quale il fattore di primaria importanza è dato dal carico glicemico, ovvero dalla quantità di carboidrati introdotti con l’alimentazione.
Per questo la dieta chetogenica può rivelarsi un valido alleato, in quanto abbassa il livello di insulina, controllandola e migliorando il conseguente squilibrio ormonale.
Uno studio del 2020 pubblicato su Obstetrics and Gynecology Research riporta che la dieta chetogenica migliora i sintomi della sindrome dell’ovaio policistico e della steatosi epatica non alcolica (NAFLD) meglio dei contraccettivi orali.
Questo risultato evidenza l’importanza di trattare la causa principale di queste condizioni, piuttosto che limitarsi a trattare i sintomi con i farmaci.
Donne con difficoltà a iniziare la gravidanza sono riuscite grazie alla modifica delle abitudini alimentari.
Lo studio USA ha arruolato 20 donne con obesità, PCOS e disfunzione epatica e le ha randomizzate a una dieta chetogenica (dal 5% al 10% di energia dai carboidrati e dal 18% al 27% dalle proteine) o alla terapia medica.
Il gruppo di terapia medica ha assunto un integratore per la salute del fegato (poliene fosfatidilcolina) insieme a pillole contraccettive orali.
A 12 settimane, il gruppo di dieta ha avuto miglioramenti più significativi nella perdita di peso (12 chili) e di grasso corporeo (dal 40% al 34%), oltre che nel grasso viscerale e nel rapporto vita-altezza rispetto al gruppo di controllo. Il gruppo della dieta cheto ha inoltre avuto miglioramenti più significativi nella funzionalità epatica e nella risoluzione del fegato grasso mediante ultrasuoni.
Entrambi i gruppi hanno mostrato miglioramenti simili nei livelli ormonali.
Inoltre, molte donne con difficoltà a iniziare una gravidanza sono riuscite a rimanere incinte proprio grazie alla modifica delle abitudini alimentari.
Come sempre, affinché sia efficace e salutare, è fondamentale che il percorso di alimentazione sia impostato e seguito da un professionista.
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